Dopo l’ok da parte del parlamento italiano, il PNRR ha messo il turbo e fino al 2026 sono previsti investimenti significativi nei settori chiave del Paese
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con una dote complessiva di circa 235 miliardi di euro e una durata quinquennale, è uno strumento importante per accelerare la transizione ecologica e per rendere il sistema italiano più sostenibile nel lungo termine. “Ci siamo impegnati a ridurre i divari territoriali, generazionali, di genere. Ad accelerare la transizione digitale e quella ecologica. A migliorare la scuola e rafforzare la sanità. E a riformare in modo profondo l'economia, per rilanciare la produttività, semplificare la burocrazia, favorire l'innovazione”, ha raccontato il premier Mario Draghi nel corso del suo intervento alla Conferenza degli ambasciatori d’Italia nel mondo tenutasi sotto Natale, commentando gli interventi previsti dal Governo.
Il 30 aprile scorso, con l’approvazione della Camera e del Senato, il Governo ha inviato alla Commissione Europea il testo del PNRR che spiega come verranno impiegati i finanziamenti del Next Generation EU (NGEU). Le risorse spettanti al nostro Paese sono circa il triplo dell’intero finanziamento comunitario erogato per il periodo 2014-2020. Proviamo a fare ordine su quanto è stato già versato dall’Unione Europea e quanto è già stato speso dall’Italia.
A metà agosto scorso è stata versata la prima tranche, una sorta di pre-finanziamento, di circa 24,9 miliardi di euro. Si tratta quindi del 13% del PNRR – Italia Domani. La somma è stata raccolta tramite tre emissioni di bond e versata dal Servizio bilancio della Commissione alla Tesoreria centrale dello Stato italiano. Questa rata ha un valore complessivo di circa 24,1 miliardi di euro ed è composta da una parte di contributi a fondo perduto pari a 11,5 miliardi e una di prestiti pari a 12,6 miliardi.
Intanto la Commissione ha avviato l’iter di valutazione previsto dai regolamenti per l’acquisizione delle risorse per il PNRR. In linea generale, i finanziamenti verranno versati ogni sei mesi ma solo se gli Stati realizzeranno i progetti concordati entro i tempi prestabiliti.
Secondo quanto riporta Sky TG24 per il 2021 il Governo ha concentrato la maggior parte delle risorse targate UE nel programma Transizione 4.0, per stimolare gli investimenti con agevolazioni su macchinari e formazione. Poi, ha pensato alle spese per sostenere le aziende italiane sui mercati esteri e per mettere in sicurezza il territorio dal punto di vista idrogeologico. In continuità con quanto fatto negli anni passati, ha allocato una parte per l’efficientamento energetico. Molta attenzione e tante risorse sono state veicolate per le ristrutturazioni degli edifici scolastici e per la costruzione di asili nido. Infine, parte delle risorse è stata usata per l’assunzione di nuovo personale nei tribunali e per rafforzare alcune tratte ferroviarie (precisamente Brescia-Padova, Napoli-Bari e Palermo-Catania).
In base al cronoprogramma pubblicato da Il Sole24 ore, nel 2022 il Governo dovrà finanziare 167 interventi e spendere 27,6 miliardi. Nel 2023 sono previsti 179 progetti da finanziare e 37,4 miliardi di spesa. L’anno successivo, nel 2024, sono attesi 176 progetti per 42,4 miliardi. Nel biennio finale del PNRR, sono stati preventivati 162 e 141 interventi da sostenere rispettivamente nel 2025 e nel 2026, con una spesa di 38,3 e 31,5 miliardi.
Il secondo rapporto dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili sullo stato di avanzamento del PNRR ha rilevato i grandi progressi realizzati dal Governo in termini di programmazione e distribuzione delle risorse UE: in tre mesi e mezzo si è passato dal 50% all’80% di investimenti allocati. Restano però fuori, da ripartire fra regioni e comuni, circa 108 miliardi destinati alle infrastrutture.